2025 siamo pronti? Cage Stories riflessioni e siamo pronti


Non mi aspetto che Cage Stories faccia numeri straordinari. Ricordo bene quando in Italia uscì Contenders: nonostante gli sforzi della Coyote Press, presente in fiere ed eventi, non riuscì a diffondersi più di tanto. Erano altri tempi, parliamo di un gioco del 2006, che pur essendo gestionale in alcuni aspetti, proponeva una marea di idee geniali. Forse la delusione nasceva dal fatto che il tema era la boxe, e molti si aspettavano combattimenti spinti al limite. Invece, Contenders parlava di dramma, e di questo dramma sapeva farne il suo punto forte.

Personalmente, feci una fatica enorme per riuscire a provarlo, ma per fortuna ci riuscii. E mi piacque molto.

Ora siamo nel 2025. I tempi sono cambiati e Cage Stories prende ispirazione dalle MMA per raccontare storie di dramma, attingendo anche da esempi narrativi più vicini a noi, come il telefilm uscito recentemente su Netflix. Il mio obiettivo, tuttavia, non è quello di rendere Cage Stories un successo commerciale. Voglio giocarlo. Non mi aspetto di trovare grande supporto, ma sarò felice di essere smentito.  Reputo sia un buon gioco, profondo, drammatico, di forte rivalsa e maturo. Aggiungete un pizzico di competitività, anche se nel modo giusto e avrete ciò che vi aspetta in questo manuale.

Nel frattempo, ho sistemato i dettagli mancanti nel manuale, e ora il gioco è pronto per essere playtestato come si deve. Se volete provarlo con me, lasciate un commento. Se avete idee, spunti o critiche, fatemele sapere. Sono tutto orecchie. 

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Comments

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CAGE STORIES ti prende allo stomaco. Non è un gioco sulle MMA - è una storia di demoni personali, di cicatrici che fanno più male dei colpi in gabbia.

Mentre giocavo Marco, ogni scelta pesava come piombo. La scena in cucina con Sara non era un tiro di dadi, era il dramma di un uomo diviso tra violenza e redenzione che mi ha stretto all'angolo. E nell'ottagono? Ogni fase era vita vera. Non si trattava di vincere, ma di dimostrare che le mani che una volta ferivano potevano imparare l'arte.

Non è un gioco che giochi - è un gioco che vivi. Ti prende le budella, ti fa sudare, ti fa sentire il sangue in bocca. È poesia scritta con i pugni,  sa di sangue e speranza. CAGE STORIES ti ricorda perché amiamo questo hobby - perché attraverso i dadi possiamo toccare qualcosa di profondamente umano.